Il discorso di Fini e il libro di Chiamparino/Il "terzo polo" non è credibile

Pd e Pdl, una sfida per conservare l’esistente

di Widmer Valbonesi

Il discorso dell’onorevole Fini a Mirabello e il libro "La sfida" di Sergio Chiamparino, anticipato da Luca Ricolfi sulla "Stampa", credo chiariscano a sufficienza l’inadeguatezza su cui si basa il sistema politico bipolare all’italiana.

Ho detto più volte che il bipolarismo all’italiana è una infinita sfida per la conquista del potere e non una costruttiva sfida per il governo nell’interesse generale del paese.

Ho anche più volte detto che la lotta per il potere spinge i protagonisti Pd e Pdl a rappresentare interessi particolari e parassitari estromettendo la possibilità di risolvere i problemi dei giovani, della ricerca, della scuola, delle aree più disagiate, delle piccole e medie imprese, della laicità dello Stato. In definitiva le prospettive di sviluppo di un paese moderno.

Quando Chiamparino dice che la sinistra italiana se la cava egregiamente nel difendere l’esistente e ha perso quella caratteristica riformista che in tutto il mondo è prevalentemente azione politica per il cambiamento, conferma la tesi che questo sistema politico ingessa l’esistente. Dice il sindaco di Torino: "La sinistra, almeno in Italia, è credibile per difendere l’esistente, assai meno come agente di cambiamento. E’ paradossale ma è così. Proviamo. La difesa della Costituzione, la difesa della magistratura, la difesa dei diritti, la difesa dello Stato sociale, la difesa della scuola e via difendendo. Tutto (o quasi) giusto, tutto necessario, ma può essere credibile un partito che si propone sostanzialmente di lasciare le cose come stanno, perché questo alla fine è il messaggio che passa?". E commenta Luca Ricolfi "Al centro di questa difesa dell’esistente si trova, naturalmente, lo Stato sociale, quello che Chiamparino chiama ‘il giardino del welfare’. Un giardino in cui sono ammessi i garantiti, i cosiddetti insider: dipendenti pubblici, pensionati, addetti delle grandi e medie imprese. E da cui sono più o meno esclusi i non garantiti, i cosiddetti outsider: giovani, donne, operai e impiegati delle piccole aziende, lavoratori autonomi, partite Iva. Di qui due problemi cruciali. Da quando la crescita si è bloccata, la difesa dei diritti dei garantiti non può che avvenire a scapito dei non garantiti. E poiché il Pd - il partito di Chiamparino - è il partito in cui sono confluite le forze politiche che hanno costruito il giardino, ossia il Pci e la Dc, il Pd è naturalmente, geneticamente mi verrebbe da dire, un partito conservatore."

Basta questo per capire come sia velleitario il disegno di creare un nuovo Ulivo sul fallimento del Pd, perché la preoccupazione unica della sinistra nell’inseguire "la morte politica di Berlusconi" li ha portati a smarrire la "mission" di una forza riformatrice che è quella di rappresentare l’interesse generale e i problemi dei più deboli, siano cittadini, lavoratori, imprese, zone territoriali.

Su questo dovrebbero riflettere coloro che anche nel nostro partito si immolerebbero per le alleanze con i veri conservatori del paese, come li definisce Chiamparino.

Così come gli innamorati delle alleanze col centrodestra dovrebbero riflettere su ciò che Fini ha detto molto chiaramente, pur nel mezzo di cose contraddittorie e di astio personale che non posso certo esaminare qui. Fini ha detto che il Pdl ha ragione di esistere se fa le riforme strutturali che necessitano al paese, ma quando si difendono gli interessi di pochi produttori di latte che violano la legge, quando si fa un federalismo che rischia di dividere l’Italia, quando bastano poche urla di Bossi per non abolire le Province, quando non si fa la riforma fiscale e il sistema paese è come se non esistesse, si tagliano fondi alla scuola, alla ricerca, non si attrezzano con risorse adeguate i corpi di polizia, è evidente che i risultati sono quelli di rappresentare sostanzialmente l’esistente.

Allora aldilà della mediocrità della classe dirigente, a me sembra chiaro che se le prospettive sono quelle di una lotta per la rappresentazione degli interessi consolidati, occorre con forza dare vita al partito veramente liberal - democratico – repubblicano per rappresentare "L’altra Italia" di Ugo La Malfa.

Non è nemmeno credibile il terzo polo Casini - Rutelli, perché ha un programma di minima che può andare bene a tutti e due i soggetti conservatori secondo la miglior interpretazione della tradizione democristiana dei due forni.

Fini ha per il momento escluso di uscire dal tradizionale alveo della destra, anche perché, se lo facesse, troverebbe subito Casini che si offre, pur con qualche parvenza di contenuto che va bene a tutti.

Rutelli ha proposto l’accorpamento delle Province e non più l’abolizione, per cui avremmo un ulteriore livello rafforzato fra i comuni e la regione senza diminuzione di costi: e vola alto anche perché sa benissimo che la sinistra non lo sopporta, mentre D’Alema sta irretendo Casini con l’idea di farlo diventare il leader del futuro centrosinistra.

Ma tutti questi disegni hanno bisogno di tempo e credo che tutto sommato Berlusconi, pur avendo i pompieri del proseguimento della legislatura, per rompere giochi e giochini andrà alle elezioni anticipate o incasserà l’allargamento della sua maggioranza con l’Udc. Non è un caso che Casini sia stato ben attento a non farsi irretire da D’Alema, ma anche a criticare Fini, perché sa che in caso di elezioni Fini può pescare in quell’elettorato di centro moderato in cui pesca Casini.

Alle tesi congressuali del Pri sta il compito di dire la verità al paese sullo stato effettivo delle cose, sulle riforme necessarie e cosa significa governare le moderne democrazie in nome dell’interesse generale. L’autonomia dei contenuti per la trasformazione del paese è la nostra azione riformatrice e ci dà un campo di confronto con tutti coloro che si rendono conto che il teatrino della politica intesa come referendum su Berlusconi e sulla rappresentanza dell’esistente deve finire. I repubblicani trovino l’orgoglio per condurre una battaglia di rinnovamento del paese e avranno trovato anche la strategia di fondazione costituente di una forza moderna, europea, radicata nella cultura del paese che superi la diaspora e determini il crescere di un gruppo dirigente determinato e selezionato nella dialettica politica.